La deportazione degli insegnanti: IL NUOVO ESODO DI MASSA
Il piano assunzioni 2015-2016 oltre ad essere una vera e propria incertezza a causa della mobilità obbligatoria nazionale per la quale un docente può ritrovarsi in qualsiasi angolo dell’Italia senza poter rifiutare l’immissione in ruolo, ha dei grossi punti controversi: per esempio che fine fanno coloro che verranno assunti nel cosiddetto ‘organico di potenziamento‘, quale sarà il loro destino? La loro carriera sarà tutta dedicata a tappare i buchi nella rete di scuole o potranno prima o poi passare nell’organico ordinario? E, soprattutto, sarà il preside a decidere le sorti di questa categoria di docenti? Le polemiche sono sorte da più parti e si sente parlare di boicottaggio.
Quella che è stata definita una vera e propria ‘deportazione’ poterebbe essere bloccata soltanto se tutti i docenti rifiutassero di fare domanda per il piano assunzioni 2015-2016: lo scacco al premier Matteo Renzi sarebbe veramente decisivo.
Come sostengono i sindacati, Il Governo intende risolvere la questione meridionale con un nuovo esodo di massa verso il nord a partire dalla scuola, assumendosi la responsabilità di tale grave scelta.
Ma come si può assumere una così tremenda responsabilità? Secondo il rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno i dati sul Sud italiano sono preoccupanti: “Rischio di sottosviluppo permanente”. Uno su tre è povero, al Nord sono uno su dieci. L’anno scorso i consumi nell’Italia meridionale sono stati i due terzi di quelli del Centro-Nord. “
“Game Over”. Come afferma Saviano nella sua lettera al Premier, “questa è la scritta immaginaria che appare leggendo il rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno. Game Over. Per giorni i media di tutto il mondo sono stati con il fiato sospeso in attesa di un accordo che scongiurasse l’uscita della Grecia dalla zona euro: oggi apprendiamo che il Sud Italia negli ultimi quindici anni ha avuto un tasso di crescita dimezzato rispetto a quello greco. La crisi è ben peggiore: ed è nel cuore dell’Italia. Il lavoro come nel 1977, nascite come nel 1860.”
E ancora:
“Tra i fattori di grave impoverimento della società meridionale ci sono il decremento del tasso di natalità e l’aumento esponenziale dell’emigrazione che coinvolge soprattutto i giovani più brillanti: quelli formati a caro prezzo, nelle tante Università meridionali…..Chi nasce, poi, cresce con l’idea di scappare: via dall’umiliazione di non vedere riconosciute le proprie capacità. Questo è diventato il meridione d’Italia: spolpato dai tanti don Calogero Sedara che non si rassegnano ad abbandonare il banchetto dell’assistenzialismo.”
“Ci sono tantissime persone che resistono attivamente a questo stato di cose e Lei ha il dovere di ringraziarle una ad una. Sono tante davvero. E tutte assieme costituiscono una speranza per l’economia meridionale. “
Saviano ha ragione: CI SONO TANTE PERSONE CHE RESISTONO. Perché una cosa è trasferirsi volontariamente da Sud a Nord, un’altra è essere obbligati. Magari a 45 e più anni di età, con situazioni personali o familiari critiche. Imporre agli insegnanti questa “scelta” obbligata, scegli questa provincia o sei espulso dalle graduatorie, è un atto di forza che si commenta da solo. E che secondo molti, viola le regole di accesso al pubblico impiego.
Il presidente Anief fa un excursus per sommi capi sulla situazione, ed è molto incisivo: “La realtà – è che il prezzo che si sta pagando per queste assunzioni è veramente salato. Prima si è conferito, nel 2011, il ricatto del blocco stipendiale, con l’eliminazione illegittima del primo scaglione di aumento dopo tre anni di carriera, relegando i nuovi assunti a servire lo Stato per dieci anni con lo stesso stipendio iniziale, mentre i giudici ora ci dicono che vanno valutati anche gli scatti di anzianità dei precari. Ora si decide, con la riforma, che si insegnerà anche una materia diversa da quella nella quale si è abilitati; l’ultima trovata, che ci ha sempre regalato la legge 107 del 2015, è quella della mobilità forzata. Con l’aggravante che ora il ministro ci viene a dire che è pure un’occasione da non perdere.”
Anief ricorda che le attuali regole sulla mobilità impediscono ad una donna insegnante, che in Italia costituisce l’81% del corpo docente, di ricongiungersi ai figli sotto gli otto anni di età prima di 36 mesi dall’assunzione. E se non si hanno figli in tenera età, si dà la possibilità di unirsi al coniuge o ai genitori e ai figli più grandi addirittura non prima di cinque anni dalla data di immissione in ruolo. “Sempre con la riforma osannata dal ministro dell’Istruzione, gli stessi trasferimenti avverranno anche col beneplacito del dirigente, coadiuvato da un comitato di valutazione composto anche da studenti 15enni e a condizione di perdere la titolarità. Ecco perché – conclude Pacifico – non pensiamo proprio che questo Governo stia dalla parte dei docenti e dei precari”.
Infatti la conseguenza di tutto questo sta determinando tra molti precari l’idea di non fare la domanda di partecipazione al piano straordinario e rimanere così nelle graduatorie ad esaurimento, nella speranza di un posto migliore nei prossimi anni, pur consapevoli dei rischi che questo può comportare e della incertezza normativa.
Ci sono tante persone che resistono e che continueranno a farlo, ma è chi ha la responsabilità di un intero Paese, chi veramente può decidere le sorti di un popolo, chi può operare delle scelte consapevoli, che deve mettere in condizioni gli altri di poter fare altrettanto.
Redazione scuolaE’ – sezione Lombardia