La DE-STABILIZZAZIONE del personale A.T.A. negli ultimi anni

amministrativoLa situazione in cui oggi si viene a trovare il personale A.T.A. delle scuole è gravosa sotto molti punti di vista; si registra un forte disagio che vive questo personale, penalizzato come tutto il comparto dal reiterato blocco dei contratti e dalla manomissione di intese contrattuali, come quelle sulle posizioni economiche, su cui ha pesato anche l’inaccettabile ostruzionismo del MEF che finalmente ha da poco riaperto procedure di assegnazione.

La legge di stabilità 2015, inoltre, insieme a tutti i tagli programmati, ha previsto anche 2.020 unità in meno per il Personale ATA; l’obiettivo naturalmente è il risparmio in questo caso di circa 51 milioni di euro a partire proprio dal prossimo anno scolastico 2015-2016.

La situazione non cambia per chi cerca di sopravvivere con le supplenze brevi: ai dirigenti scolastici infatti, grazie al DDL non sarà più concesso di assegnare supplenze brevi in riferimento all’art. 1 del comma 78 della legge 23/12/1996, n. 662 escluse le scuole in cui l’organico di diritto risulti essere inferiore a tre posti. A sopperire alle necessità dovrà pensarci il personale che è già in servizio.

Quello che non viene recepito è che  anche per il personale tecnico amministrativo ausiliario serve l’istituzione di un organico stabile per limitare le difficoltà organizzative e dare un regolare supporto all’attività didattica; oltretutto la scuola dell’autonomia conferisce a questa preziosa categoria sempre più competenze e responsabilità: ricostruzioni di carriera, trattamento di fine rapporto, pratiche di pensione, tutte attività sulle quali il personale andrebbe formato adeguatamente anche perché il lavoro va a incidere sui diritti delle persone (sia in termini di attribuzione che in termini pecuniari e di scatti di carriera). Nessuna formazione prevista, nemmeno durante il periodo di prova dopo il passaggio di ruolo, niente affiancamento di un tutor.

Mentre si richiedono sempre maggiori competenze, per esempio informatiche per via della dematerializzazione, come vedremo non è prevista nessuna forma di avanzamento di carriera.

Non dimentichiamo che vi sono almeno 10mila posti vacanti e altrettanti dipendenti precari con almeno 36 mesi di servizio; andrebbero ripensate quindi le norme attuali per superare l’ulteriore taglio sia agli organici che alle supplenze del personale ATA nell’ottica dell’efficacia ed efficienza del servizio di istruzione e formazione oltre che della garanzia di vigilanza e sicurezza per gli utenti.

Non solo: la figura dell’assistente tecnico va estesa alla scuola del primo ciclo, dal momento che le innovazioni tecnologiche e la didattica laboratoriale investono anche questo segmento di istruzione, attualmente questo carico di lavoro va a ricadere sugli assistenti amministrativi non formati o figure esterne incidendo sul bilancio scolastico, sempre più in difficoltà.

Da ultimo ma non meno importante è la questione della mobilità professionale ATA: è ancora bloccata per i tanti Assistenti Amministrativi che svolgono le funzioni superiori e che da decenni sostituiscono i DSGA senza avere alcuna possibilità di valorizzazione stipendiale, né di progressione di carriera.  Questa instabilità sui posti della figura apicale comporta una discontinuità nell’amministrazione della scuola con ovvie ripercussioni negative anche sulla didattica.

D’altronde per il profilo di Direttore amministrativo non sono stati mai banditi i concorsi ordinari (neanche sul turn over), nonostante esista già l’autorizzazione della Corte dei Conti a 450 posti, data dal DPCM del 21/04/2011. 

Questo è un altro sintomo indicativo della poca considerazione verso la categoria, “maltrattata” negli ultimi anni da tutti i governi che si sono succeduti, si sperava infine nella riforma della “buona scuola” dove invece con sorpresa il personale ATA inizialmente non veniva nemmeno citato, il ddl che si prefigge di riformare l’intero sistema scolastico, si permette il “lusso” di non considerare completamente un intero reparto, che svolge importanti compiti per il corretto funzionamento di una vera “buona scuola”. 

Inoltre il Governo deve rendersi conto che il  problema della stabilizzazione non riguarda esclusivamente il personale docente ma anche quello amministrativo, tecnico ed ausiliario, per cui ci si domanda perchè, all’interno del decreto legge in via di emanazione su “La Buona Scuola”, non è stato previsto un piano di assunzioni anche per il personale ATA e un riconoscimento della professionalità che si rifletta su una futura valorizzazione  che riconosca che la categoria non è più quella di una volta ma è stata investita di funzioni complesse e imprescindibili per una complessa organizzazione come quella che è diventata oggi la nostra scuola.

 

A cura della Redazione scuolaE’